Già il nome, dal latino “Tabernaculum”, ci suggerisce un’origine antica e complessa dell’oggetto in questione.

La tenda-santuario degli Ebrei, la baracca dei Romani, i tempietti votivi pagani, il ciborio per il santissimo Sacramento dei cattolici… per poi divenire genericamente l’edicola, o nicchia, che contenesse un’immagine sacra non solo all’interno delle chiese ma all’aperto, sui muri delle case, lungo le strade e i vicoli, agli angoli delle piazze.

Firenze è ricchissima di queste testimonianze di fede: a volte capolavori di grande qualità artistica ed estetica, spesso modesti e appartati, ma sempre di commovente significato devozionale, talvolta invece costruiti per ricordare avvenimenti storici di grande rilievo.

I tabernacoli a Firenze hanno avuto una grande proliferazione durante le sciagurate vicende della cosiddetta eresia patarina (XIII se.) quando la Compagnia dei Laudesi, per rinforzare l’opera dei Domenicani, commissionò un grandissimo numero di immagini sacre dedicate prevalentemente alla Vergine e che fossero visibili a tutti.

Nei secoli a venire, anche nei periodi di epidemie di peste, quando i luoghi chiusi risultavano ancor più pericolosi per il contagio, la devozione popolare trovava sfogo all’aria aperta, di fronte alle tante immagini sacre incorniciate.    

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