Nel corso del XVII secolo, i canoni rinascimentali che avevano trasformato i giardini realizzati nel medioevo vennero investiti da una ventata di novità. Il barocco, con le sue volute e la ricerca della seduzione effimera, entrava anche nel gusto dell’architettura del paesaggio, mutandone i contenuti e, all’occorrenza, le forme. Germogliavano così i primi giardini dell’età moderna, in cui la classicità della sapienza antica veniva a fondersi con la ricerca dell’esotico proveniente da oriente.

Nacque una moda e le aristocrazie più blasonate d’Europa si sfidarono a realizzare parchi lussureggianti, dove l’acqua, le fioriture e le varietà botaniche erano i protagonisti di un teatro a cielo aperto. A Roma, i Borghese furono tra i primi e il Cardinale Scipione fece progettare, ai lati del Casino Nobile, quattro giardini segreti, dove coltivare agrumi e i fiori più rari e raffinati dell’epoca.

Il primo e il secondo, pensati come saloni ‘en plen air’ della villa stessa, erano dedicati al drago e all’aquila, simboli araldici della famiglia e destinati, rispettivamente, ai melangoli e alle cipolle.

 Il terzo e il quarto pensati invece come luoghi di sperimentazione, con le aiuole riprese da altri giardini nobiliari e il tentativo, ovviamente disatteso, di coltivarvi gli ananas.

Restaurati alla fine degli anni’90 del secolo scorso, questi giardini sono tornati a fiorire e ad oggi si offrono come i luoghi perfetti per raccontare la storia e l’evoluzione di un giardino segreto del ‘600.

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